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Home » Blog » Don Bryant: com’è profondo il soul
Don Bryant - Dont Give Up On Love
RECENSIONI

Don Bryant: com’è profondo il soul

Edoardo Fassio aka CatfishDi Edoardo Fassio aka Catfish11 Maggio 2017Nessun commento

Ospite del Porretta Soul Festival nel 2001, Don Bryant torna sul mercato discografico con un nuovo album intitolato “Don’t Give Up On Love”, registrato a Memphis presso gli studi del bassista e produttore Scott Bomar

Don Bryant è tra gli ultimi grandi soul men degli anni d’oro tuttora in attività. Degno marito di Ann Peebles (da 43 anni!) e autore di successi come “99 Pounds” e “I Can’t Stand The Rain“, emerse a Memphis al principio degli anni Settanta, alla corte del leggendario produttore Willie Mitchell e della Hi Records. Anche se da tempo si dedica prevalentemente al gospel, Bryant non ha mai tradito né dimenticato il lato secolare del canto, un versante che lo ha visto moderno e sagace entertainer, capace di personalizzare il genere applicandovi un lesto reticolo funky, armonico e ritmico. Il Porretta Soul Festival lo ospitò con orgoglio nel 2001, l’unico anno in cui la rassegna si tenne in trasferta, a Bologna: chi scrive ha avuto la fortuna di testimoniarne le doti di interprete live ancora a gennaio di quest’anno, quando Bryant mise su un set informale ma tiratissimo allo Studio A dello Stax Museum di Memphis.

È in uscita finalmente per la Fat Possum un suo nuovo album, il primo in 25 anni. “Don’t Give Up On Love” è stato registrato presso gli Electraphonic Studios del bassista e produttore Scott Bomar, in compagnia dei Bo-Keys e di una schiera multigenerazionale di assi del deep soul, compresi stimati titolari della sezione ritmica della Hi Records, Charles Hodges all’organo, Archie “Hubbie” Turner alle tastiere e Howard Grimes alla batteria.

In scaletta appaiono classici come “A Nickel And A Nail” e “First You Cry” a fianco del blues incalzante di “I Got To Know” (un brano che lui stesso, giovanissimo, propose ai “5” Royales) e della trance emotiva, carnale e spirituale insieme, di “How Do I Get There?”, il brano più riuscito di una selezione già trionfale.

Aspra, virile, elegante e dolcissima, questa è musica che si è amata nel passato, ma non è incatenata al passato. Il soul, come è accaduto al blues, a certe ere del jazz e ad altre forma di musica popolare, ha acquisito valori che sfuggono ai destini dell’effimero; ormai può tranquillamente entrare e uscire dal favore della critica e del pubblico o ritornare di moda a intervalli più o meno regolari. È diventato un classico, e il tempo è tutto dalla sua parte.

L’album “Don’t Give Up On Love” di Don Bryant è disponibile su CD, Vinile e in digital download su Amazon (qui) e iTunes (qui).

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Edoardo Fassio aka Catfish
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Edoardo Fassio è un’autorità assoluta nel territorio del blues e del canto popolare afroamericano. Scrive di blues, folk e jazz per il quotidiano “La Stampa” e per “TorinoSette”; suoi articoli, recensioni e interviste sono apparsi sulle riviste italiane “Musica Jazz”, “Il Blues” e su un numero imprecisato di pubblicazioni europee e nordamericane. Con il classico pseudonimo di Catfish è autore, conduttore e animatore di trasmissioni in via continuativa dal 1984, la più duratura programmazione radio di blues in Europa. Presso gli Editori Laterza ha pubblicato “Blues”, acclamato come “indispensabile” (“World Music Magazine”), “autorevole e insolito” (“Amadeus”), “scintillante” (“Buscadero”), “la medicina giusta” (“Rumore”). Per Vololibero sono usciti “Soul City: Porretta Terme, il festival e la musica”, la storia di trent’anni del Porretta Soul Festival, vincitore del premio Keeping The Blues Alive 2017, e "Solomon Burke. Ho visto un re". Il suo ultimo libro, “È tutto finito adesso, Baby Blue”, dato alle stampe nel 2020 da 96, Rue de-La-Fontaine Edizioni, è una Soul Fiction. “Catfish Blues” va regolarmente in onda ogni martedì, dalle 17, su Radio Banda Larga (RBL).

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