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Home » Blog » “L’uomo nero” di Brunori Sas vince il Premio Amnesty International Italia 2018
Brunori Sas - Premio Amnesty International Italia 2018
MUSICA ITALIANA

“L’uomo nero” di Brunori Sas vince il Premio Amnesty International Italia 2018

Daniele CrescenziDi Daniele Crescenzi27 Marzo 2018Nessun commento

“L’uomo nero” di Brunori Sas è stata decretata la canzone vincitrice del Premio Amnesty International Italia 2018, indetto nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente

Brunori Sas, è una delle voci più estrose e promettenti della nuova scena musicale italiana. Classe ’77, voglioso di raccontare tante cose, tante storie, tante emozioni, con quella voglia di dimostrare che la musica d’autore in Italia non è ancora morta e soprattutto non è mai fuori moda.

Il suo brano “L’uomo nero” contenuto nel suo ultimo disco “A casa tutto bene“, è stato insignito del premio Amnesty International Italia 2018. La premiazione avverrà a Rosolina Mare (Rovigo) domenica 22 luglio, nel corso della serata finale della 21esima edizione di “Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty“. Un festival nato nel 1998, grazie ai ragazzi del Centro Ricreativo Giovanile di Villadose con l’obiettivo di diffondere e promuovere il rispetto dei diritti umani attraverso la musica, e dal 2003 ha deciso di istituire il Premio Amnesty International Italia, un riconoscimento volto a coinvolgere musicisti già affermati a livello nazionale, che abbiano pubblicato un brano il cui testo possa contribuire alla sensibilizzazione sulla difesa dei diritti umani.

In un post su Facebook Brunori Sas ha voluto esprimere tutta la sua gioia per il riconoscimento riservatogli e ha raccontato così la sua canzone:

Brunori Sas“Mai come come oggi, questa canzone assume un significato speciale per me. Nello spettacolo teatrale che sto portando in giro, è il pezzo che più mi emoziona cantare, un’emozione e una tensione che avverto forte anche nelle persone che ho di fronte ogni sera.
Eppure all’epoca ho avuto difficoltà ad affrontarlo perche, visto il tema, era facile cadere nella retorica anacronistica del cantautore militante, in un’invettiva scontata contro il dilagare di nuove forme di intolleranza, contro le piccole e grandi derive xenofobe degli ultimi anni. In realtà non mi interessava tanto parlare del fenomeno in se, quanto del fenomeno in me, come diceva qualcuno. Il fuoco del pezzo sta tutto nell’ultimo verso: “Io che sorseggio l’ennesimo amaro / seduto a un tavolo sui Navigli / pensando in fondo va tutto bene / mi basta solo non fare figli… e invece no”.
Come in altri pezzi dell’album, traccio la condizione di un uomo che si chiede cosa è giusto fare di fronte a un’apparente involuzione dell’essere umano, al ritorno di fiamma di visioni ideologiche e morali che ci piacerebbe pensare morte e sepolte. C’è una buona dose di amarezza verso il mondo intorno, ma anche la denuncia allo specchio di quell’approccio ignavo che troppo spesso tende a non occuparsi concretamente di ciò che accade fuori dal proprio cortile, a ignorare certi fenomeni, a ridicolizzarli o a non dargli eccessivo peso. Si tratta di un terreno scivoloso, ne sono consapevole, ma spero di esser rimasto in piedi e questo riconoscimento, in qualche modo, me ne dà conferma”.
Grazie di cuore a Amnesty International Italia e a Voci per la libertà.

In lizza per il Premio c’erano anche: “L’uomo che premette” di Caparezza, “Deserto” di Clementino, “Gli anni del silenzio” dei Decibel, “Ora d’aria” di Ghali, “Affermativo” di Jovanotti, “Stelle marine” delle Luci della centrale elettrica, “Socialismo tropicale” dello Stato Sociale, “Vietato morire” di Ermal Meta, “Stiamo tutti bene” di Mirkoeilcane.

Nelle scorse edizioni il premio è stato assegnato a: “Il mio nemico” di Daniele Silvestri, “Pane e coraggio” di Ivano Fossati, “Ebano” dei Modena City Ramblers, “Rwanda” di Paola Turci, “Occhiali rotti” di Samuele Bersani, “Canenero” dei Subsonica, “Lettere di soldati” di Vinicio Capossela, “Mio zio” di Carmen Consoli, “Genova brucia” di Simone Cristicchi, “Non è un film” di Fiorella Mannoia e Frankie HI-NRG, “Gerardo Nuvola ‘e povere” di Enzo Avitabile e Francesco Guccini, “Atto di forza” di Francesco e Max Gazzé e “Scendi giù” di Mannarino, “Pronti a salpare” di Edoardo Bennato, “Ballata triste” di Nada.

Nel frattempo Dario Brunori è impegnato in tour nei teatri italiani (qui le date), e a breve in TV su Rai 3 con la trasmissione dal titolo Brunori Sa. Un racconto, suddiviso in cinque episodi, in cui verranno raccontati i sogni, le aspirazioni, i desideri e le difficoltà di un’intera generazione a cui appartiene lo stesso cantautore.

A casa tutto bene Amnesty International Brunori Sas Dario Brunori Ermal Meta Rai 3 Voci per la libertà
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Daniele Crescenzi
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Ideatore e creatore del progetto Roma Suona Bene. Giornalista pubblicista iscritto dal 2005. Appassionato di Musica e Fotografia. Scrive su Roma Suona Bene, Zeta Emme - Zona Musica e Agenzia Eventi

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