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Home » Blog » “In Sete Altere”, Arturo Stàlteri omaggia Franco Battiato
In Sete Altere - Arturo Stalteri
RECENSIONI

“In Sete Altere”, Arturo Stàlteri omaggia Franco Battiato

Fabio SpagnolettoDi Fabio Spagnoletto16 Novembre 2014Nessun commento

“In Sete Altere” è il nuovo album di Arturo Stàlteri, musicista, compositore, conduttore radiofonico (Rai Radio 3), critico musicale romano e rollingstoniano convinto

Una produzione che va ad impreziosire la sua magnifica carriera artistica, (dagli esordi con i Pierrot Lunaire, ai dischi da solista: “Andrè sulla luna” del 1979, e ai tanti lavori e collaborazioni che lo hanno visto come protagonista durante tutti questi anni, caratterizzati da una intensa attività concertistica, dove nelle sue performances per solo piano è possibile ascoltare composizioni proprie e brani di Debussy, Schubert, Mozart, Beethoven, Chopin, Liszt, Bach ma anche Sakamoto, Sigur Ros, Philip Glass e Mertens tra gli altri) con questo esperimento strumentale, un omaggio alla musica di Franco Battiato con il quale ha partecipato ad alcuni suoi progetti (come ad esempio per Musikanten come attore e nel 2004 come conduttore e musicista nel suo primo programma televisivo: “Bitte, Keine Réclame”) e del quale è un suo grande estimatore. Esperimento, dicevamo, che parte dalle prime cose di Battiato (quelle più all’avanguardia), rielaborate, arricchite, arrangiate e ricomposte dal genio e dalla bravura di Arturo e presentate in una nuova veste per essere riscoperte e rivalutate, da un punto di vista differente a distanza di molti anni dalla loro creazione.

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Il progetto è molto ambizioso, non una semplice esecuzione o rivisitazione fedele, ma fine a se stessa, e i brani contenuti nel cd sono il frutto di un lavoro lungo e delicato. L’amore per la musica classica, l’elettronica e l’ambient, unita ad un approccio minimalista ed intimo sono alla base di questo disco, sicuramente fuori dalle logiche commerciali, di classifica o di facile ascolto (non è il disco da ascoltare o canticchiare sotto la doccia, ecco!) e che riassume alla perfezione il concetto di fare Musica nel suo senso più elevato del termine.

Infatti la prima impressione e il primo effetto risultante dall’ascolto del disco di Arturo Stàlteri è proprio una sorta di elevazione, complice la musica, verso uno stato dove l’anima e la mente viaggiano insieme alle note che escono dal pianoforte e dalle mani del Maestro e che sembrano materializzarsi nell’aria. Un viaggio durante il quale si passa da atmosfere avanguardistiche, ad echi e campionamenti elettronici, suoni che si rincorrono e si intrecciano e che disegnano paesaggi stupendi e mondi lontanissimi, composizioni belle già in partenza e qui rese ancora più particolari.

Avendo avuto la possibilità di ascoltare live la presentazione del lavoro posso solo esprimere e confermare un concetto molto semplice: “In Sete Altere” rapisce i sensi dell’ascoltatore e lo avvolge fino a diventare un tutt’uno con la musica, quasi un’estasi musicale, per certi versi sacra, spirituale. Nei 50 minuti e passa di durata dei brani che tracciano un percorso immaginario partendo dal micro spazio di ogni singola cellula umana fino ad arrivare alla infinita grandezza dell’universo e di ciò che contiene. Tra i brani: “Meccanica due” (in origine intitolata Meccanica e contenuta in Fetus); “Propiedad Prohibida” (contenuta nell’album “Clic” e che molti ricorderanno come la sigla di Tg2 Dossier); “The Instrumental Centro di Gravità Permanente“, una versione che riprende la celebre canzone contenuta nell’album “La Voce del Padrone“, e che viene eseguita e sviluppata da Arturo in una forma nuova (approvata dallo stesso Battiato); “La Porta dello Spavento Supremo” e “Il Vuoto“, altre due composizioni che racchiudono l’essenza di tutto quello che è alla base della musica: tra il sublime e il sovrannaturale. In pratica i brani che Battiato aveva composto all’inizio della sua carriera, veri capolavori di rock sperimentale, avanti anni luce rispetto alla tendenza e alla classica melodia o forma di canzone italiana (cosa che poi ha anche saputo fare egregiamente anni dopo), muri di suono basati sull’uso del synth VCS3 ed altri aggeggi elettronici strani, nel disco sono arricchiti e modificati anche se mantengono la loro linea di purezza classica originaria.

L’album si chiude con una nuova versione de “L’Egitto prima delle Sabbie” (brano vincitore del Premio Stockhausen nel 1978), che inizia dopo quindici secondi dal termine del brano precedente. Un piccolo intervallo che rappresenta un’ideale pausa temporale necessaria a girare dal lato A al lato B un immaginario long playing ed anche perché c’è una notevole differenza di atmosfera rispetto alle tracce precedenti : il brano si basa su una frase di pianoforte (cluster, note adiacenti percosse quasi simultaneamente) ripetuta all’infinito senza alcuna variazione, tranne che per la lunghezza delle pause, di sicuro un pezzo ipnotico e meditativo.

Arturo Stalteri Disco Franco Battiato In Sete Altere Recensioni
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