Ha rappresentato l’Italia a Memphis, all’International Blues Challenge 2024 nella categoria solo/duo, ma Andrea De Luca suona il blues in solitaria con il medesimo entusiasmo di quando si esibisce a capo della sua band o in team con il versatile Dean Bowman, il cantante che Madonna definì “la voce di Dio”
L’ispirazione gli arriva dagli assi del manico di area rock blues: Jimi Hendrix, Eric Clapton, Stevie Ray Vaughan e Johnny Winter. L’onore di aprire un epico concerto dell’Illustrated Man, nel 2014, ha suscitato in lui un’emozione uguagliata dieci anni dopo, quando al Narcao Blues Festival avrà l’occasione di duettare con Jack Moore, figlio di Gary Moore, un altro dei suoi idoli.
Oggi i chitarristi “a tutto palco” con cui misurarsi si chiamano Eric Gales, John Mayer, Joe Bonamassa, Derek Trucks e Ben Harper. È stato Harper ad avvicinarlo alla lap-steel guitar, un mondo in cui De Luca si è avventurato da autodidatta e che oggi è la sua wild card, in studio e dal vivo, a fianco della regolare sei corde che il quarantaquattrenne si porta dietro fin dall’adolescenza.
Andrea collabora con la Asher Guitars del liutaio californiano Bill Asher, che produce la rinomata linea di chitarre Electro Hawaiian, e dà lezioni dello strumento attraverso LapSteelSchool.com, la piattaforma online di sua creazione.
Anche la timbrica nasale della voce, appena arrochita, fa di De Luca un bluesman da seguire. Attualmente viaggia sulle ali del nuovo album, “Live In Studio Sessions”, condiviso con i suoi partner abituali: Matteo Pezzolet, basso; Martino Onorato, tastiere; Luca Trolli, batteria. Contiene brani ad alta definizione e a durata medio-lunga (un must nelle performance dei guitar hero), tra cui lo straziante “Turn Off the Light Before You Go”, una specie di Albert Collins virato a power rock, il poderoso autobiografico “I Just Can’t Get It”, l’allucinato “John the Revelator” e il significativo “Cry for Peace, Child”, pubblicato come singolo. Tra distorsioni di blues e hard rock, il brano è un grido contro gli orrori della guerra a Gaza.
Il musicista romano, che sintetizza la sua vita nell’elaborato, ossessivo pezzo di apertura “I Was Born on the Road”, ha suonato con Jimmy “Duck” Holmes a Bentonia, con Lisa Mann a Tacoma (una permanenza a cui ha dedicato lo shuffle “Going to Tacoma”) e con Jimmy Burns a Chicago. A Portland, Oregon, dove invece è ambientata un’altra canzone, “Fresh Off the Boat Blues”, frequenta colleghi prestigiosi come Ben Rice, Curtis Salgado e Rae Gordon, ed è inoltre di casa nei Paesi Bassi, in Germania e Polonia: il suo sito web, un caso più unico che raro, è disponibile in italiano, inglese e polacco!
L’album “Live in Studio Sessions” di Andrea De Luca è disponibile su CD nel suo store ufficiale (qui), in streaming su Amazon Music Unlimited (sottoscrivendo un abbonamento qui) e Apple Music (qui).