Nuovo lavoro per la reginetta del country Taylor Swift. Poco country, molto pop in questo lavoro che rimanda nel titolo al suo anno di nascita e cerca di proporsi come l’album della consacrazione della bellissima artista americana
Ha fatto innamorare di lei praticamente tutti sin dal suo esordio nel 2006 con l’album omonimo “Taylor Swift“. Grandi e profondi occhi blu cobalto, capelli biondi come un campo di grano battuto dal sole d’agosto, un sorriso innocente ed accattivante come che le illumina il volto, Taylor Swift era ed è talmente bella da sembrare costruita ad arte dallo show business, quasi fosse una “Barbie vivente” messa li al solo scopo di catturare le attenzioni di tutti; dei più piccoli per i quali è l’incarnazione di tutte le più belle fatine di tutte le favole, per i giovanissimi per i quali rappresenta l’ideale fidanzata dei sogni, quella cioè che ha tutte le qualità giuste al posto giusto, per le ragazze, alle quali piace perché è un esempio di stile ed eleganza più unico che raro.
Insomma se ne volevano fabbricare una così perfetta, alla fine se la sono trovata sotto tiro, il resto è storia dei nostri giorni. Cinque album già pubblicati, milioni di copie vendute, vagonate di premi e nomination ai vari Awards, il cinema che le fa la corte, la pubblicità che le offre contratti milionari, il gossip che la rincorre, i fidanzati che si sommano, insomma tutto come da copione. Ma la domanda che tutti si pongono davanti ad un fenomeno come Taylor Swift è sempre la stessa: “Ma ha successo perché è bella, o perché è davvero brava?”. Forse per entrambe le cose, fatto sta che a noi Taylor piace e non solo fisicamente. Piace davvero: ha saputo riportare in auge il folk americano miscelandolo con una buona dose di pop.
[amazon_link asins=’B00OBRI7FS’ template=’ProdottoSingolo’ store=’fbofferte-21′ marketplace=’IT’ link_id=’eed97bd8-ee68-11e8-8cc9-df6360a52f39′]Portabandiera del nuovo country-style, ha una buona voce ed è sicuramente una che sa stare sul palco, ha carisma, simpatia ed intraprendenza uniti ad un pizzico di audacia. I dischi precedenti erano più ancorati alla tipica tradizione del sound texano (anche se Taylor è nata in Pennsylvania), che già veniva proposto da tempo con discreto successo da cantanti come Carrie Underwood, Emmylou Harris e le Dixie Chicks solo per citarne alcune. Questo “1989“, segue un po’ il filone aperto da “Speak Now” l’album finora di maggior successo per Taylor. Se il precedente “Red” era ancora un’incognita sulla sua appartenenza al genere, qui non ci sono più dubbi: Taylor Swift fa pop, lo fa bene e lo sa vendere. Fa uso di elettronica e pare voglia dare un taglio definitivo al passato, non piacerà ai suoi primi fan, ma alla fine gli artisti come Taylor percepiscono al volo il vento che cambia nel mercato discografico, e se questo pop la gente vuole, che pop sia!
Qualcuno, come Rolling Stone Magazine ha voluto scomodare Prince, per noi è un buon album pop, ma Prince è un’altra cosa. È un album che segue d’impatto un percorso già iniziato per Taylor Swift qualche tempo fa. Tredici tracce in tutto a cominciare da “Welcome to New York” niente di che, ma sicuramente una canzone orecchiabile. A questa segue “Blank Space“, la più hip hop che abbia mai fatto Tay Tay (se non sapessi che fosse di Taylor Swift penseresti che fosse di Rihanna o giù di li).
Tra le canzoni di questo album segnaliamo “Out Of The Woods“, dalla sua atmosfera ipnotica e carica di mistero che ne fa uno dei brani più efficaci dell’album, “I Wish I Would” fusion perfetta tra pop e rock elettronico di fine anni ’80. Sempre fortemente onirica è la traccia “Wildest Dream” mentre “Shake It Off” è la tipica ballad pop anni ’80 molto allegra e ispirata, con l’accattivante ritornello capace di entrarti nella testa senza riuscire ad uscire fuori per giorni. “Shake It Off” è dannatamente bella, tanto da non poter stare senza risentirla almeno per un paio di volte di seguito. Più morbida nello stile “Clean“,uno di pochi brani che si rifà al vecchio modo di cantare di Taylor.
Un album decisamente bello ed irresistibile, questo “1989” che grazie anche al lavoro di Max Martin, di Shellback, Ryan Tedder e Jack Antonoff che hanno saputo affinare il sound dei precedenti lavori di Taylor Swift rendendo questo suo ultimo disc secondo noi il migliore della sua carriera.
Se non lo avete ancora acquistato vi consigliamo di farlo.