Quello andato in scena venerdì 15 dicembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma è stato il concerto conclusivo del tour con il quale Gino Paoli e Danilo Rea hanno presentato al pubblico “3”, il loro nuovo album uscito la scorsa primavera e dedicato alla chanson française
Inizialmente prevista come la prima assoluta, la data romana è stata invece il suggello finale della magia che questo duo ha portato nei teatri e negli auditorium italiani con uno spettacolo che mescola i tanti successi di Paoli ad altrettante canzoni memorabili sia italiane che francesi.
Con la presenza in platea di ospiti illustri, tra cui Renato Zero, Stefania ed Amanda Sandrelli. Gino Paoli e Danilo Rea Hanno aperto il concerto con alcuni brani della chanson française del nuovo disco “3” (qui è possibile acquistare il disco su Amazon), seguiti dall’immortale “Sapore di sale”.
E immortale è quella scuola di cantautorato genovese di cui Paoli fece parte e alla quale rende un sentitissimo omaggio. I suoi amici e colleghi genovesi vengono ricordati dapprima attraverso le note incantate del piano di Rea che evocano De André e Lauzi, poi con “Vedrai Vedrai” fa pace con il suo amico-rivale di un tempo, e infine ricorda Bindi con “Il nostro concerto”.
Ancora brani francesi: “Les Feuilles mortes” da una poesia di Prevert, “Le déserteur” di Boris Vian, “Ne me quitte pas” di Brel nella versione tradotta in italiano “Non andare via” e “La complainte de la butte” con le parole di Jean Renoir “canzone surreale e magica come sospesa nell’aria”.
La voce di Gino Paoli canzone dopo canzone diviene sempre più calda e avvolge il pubblico con “Che cosa c’è” e “Sassi”, “…che il mare ha consumato sono le mie parole d’amore per te”, ancora il mare, e d’altra parte un genovese come Paoli ci dovrà sempre fare i conti col mare sia che lo si odi o che lo si ami, e se le parole spesso difficilmente esprimono i nostri sentimenti pienamente a volte “ti parlo come fossi ancora qui” come canta nella successiva “Fingere di te”.
Un Gino Paoli che durante la serata confida che la sua canzone preferita degli ultimi sessant’anni è “Vivere ancora” e qui cominciano le emozioni forti, anche quando ci racconta i suoi ricordi dell’amico Leo Ferrer e canta la sua “Col tempo” regalando un’interpretazione da brividi sulla pelle.
“La gatta” è impreziosita dai virtuosismi di un Rea in grande spolvero e “Il cielo in una stanza” conclude nel modo più consono la performance di questi due grandi musicisti che regalano un encore con altre due pietre miliari come “Una lunga storia d’amore” e “Senza fine”.