Si può vincere la crisi con lo swing e la voglia di ballare? Piji ci crede o almeno lo spera. All’Auditorium tra gag, omaggi a Natalino Otto e a Django Reinhardt e pezzi originali che ricalcano lo stile anni ’30 ma con tematiche fortemente moderne, Piji Siciliani con la sua band e con i ballerini dello Swing Circus diverte e fa riflettere in uno spettacolo entusiasmante, che ha visto ospite a sorpresa anche Simona Molinari
Bob Marley amava dire che “Il bello della musica è che quando ti colpisce non provi dolore”. Ma in realtà la musica di lati positivi ce ne ha veramente tanti: Duke Ellington nella sua autobiografia intitolata per l’appunto “La Musica è la Mia Signora” ne elencava un’infinità. La musica è veramente uno strumento pazzesco, con il quale si può veramente vincere ogni cosa, persino l’angoscia della crisi, e si può anche arrivare a sognare che un giorno “la politica riesca a farci uscire dalla crisi”. Così almeno la pensa Piji Siciliani, protagonista assoluto il 26 novembre alla Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica.
L’istrionico e pirandelliano cantautore romano, una delle novità più interessanti del panorama musicale italiano di oggi, vincitore di una serie innumerevole di premi in giro per lo Stivale, ha entusiasmato il vasto pubblico dell’Auditorium, con il suo show “Electroswing Project” dove tra musica, ballo, gag ed ospiti a sorpresa, ha divertito e fatto riflettere, ma soprattutto ha dato un’ulteriore prova della sua bravura e della fama che giorno dopo giorno sta acquisendo, tra un pubblico sempre più numeroso. Nonostante non trovi grande spazio nel “regime” di radio e televisioni sottomesse alla dittatura delle major discografiche e del mercato che ha come scopo unico quello di omologare tutto, persino i gusti musicali, Piji il suo spazio se lo sta ritagliando da solo, pezzo per pezzo, senza dover dire grazie a nessuno se non altri che a se stesso. Da ex chitarrista e corista nella band di Sergio Caputo, Piji inizia a partecipare a vari concorsi musicali, classificandosi quasi sempre al primo posto tanto da assumere l’appellativo di “cantautore emergente più premiato d’Italia”.
Ha partecipato due volte al Premio Tenco e tra i vari riconoscimenti ha vinto il Premio Lunezia Future stelle 2010, il Premio Bindi 2009 (premiato anche come Miglior Testo e Miglior Musica), il Festival Dallo Sciamano allo Showman 2010 e il Premio Augusto Daolio 2007. Nel 2013 una lancia versione electro-swing di “C’è Chi Dice No!” di Vasco Rossi, che non passa inosservata allo stesso Vasco che la posta sulla propria pagina facebook. Da li viene ripresa dal sito Repubblica.it ottenendo clamoroso numero di visualizzazioni: per Piji è la svolta.
Vincenzo Mollica, decano dei giornalisti di cultura in Italia, ne parla sulla sua rubrica supplementare del TG1 “Do Re Ciak Gulp”. Piji viene così “scoperto” anche da Fiorello che lo vuole nella sua “Edicola Fiore”. Parte così per Piji un periodo fantastico, del quale la serata di ieri all’Auditorium, nell’ambito del Roma Jazz Festival è solamente la ciliegina sulla torta di una stagione fantastica. Uno spettacolo reso incredibile oltre che dalla sua capacità di inventare e fare spettacolo, dalla presenza di una band fantastica, con un superlativo Gian Piero Lo Piccolo al clarinetto e la partecipazione dei ballerini dello Swing Circus, una compagnia di ballo molto in voga in questo momento a Roma, formata da ballerini fantastici, molti dei quali già campioni singolarmente di concorsi nazionali ed internazionali di ballo, molto attenti a stile ed abbigliamento dell’epoca.
È con loro che Piji entra in sala, lanciando monetine (di cioccolata ovviamente) tra il pubblico per poi salire sul palco ed iniziare il suo concerto dove la musica jazz manouche e i ritmi ragtime che tanto richiamavano ad epoche antiche si scontravano duramente con l’attualità dei testi. Testi che parlano, in maniera sarcastica di crisi, degli sperperi di denaro pubblico per le Grandi Opere, di cervelli in fuga, di truffe, furfanterie ed altre pecche evitabili ma dannatamente reali di questo (ex?) Bel Paese.
Ed ecco che Piji, mette in musica un sogno che si è fatto, dove “tutti i politici ballano e festeggiano fra di loro, perché incredibilmente si sono uniti ed insieme hanno lavorato duramente per far uscire il Paese dalla crisi, mettendo da parte le loro rivalità ed impegnandosi sul serio.” Una canzone di speranza questa “Swing Politik” che parla di un’Italia futura, finalmente pacificata e di nuovo prospera e libera dalla crisi, che però ha un secco e deciso finale amaro come ci si aspetta con la frase “Ogni tanto faccio sogni strani!”, ricorrente nel ritornello ma scandita in maniera diversa con la musica che si interrompe di botto. Così mentre quell’ “Ogni tanto faccio sogni strani!” ripetuto durante la canzone, appariva illogico ma comunque pieno di speranze che una cosa del genere si potesse un giorno, chissà, avverare, sul finale viene scandita con tangibile espressione di rassegnazione totale, con la musica che s’interrompe in maniera tronca lasciando la frase secca fuori dal contesto musicale. Una scelta stilistica definita, come per porre l’accento sul fatto “era solo un sogno ed era non strano, di più!”
In “Welcome To Italy” Piji si vede come un venditore di pacchetti turistici che offre soggiorni al centro storico de L’Aquila e nel relitto della nave Concordia, mettendo poi in mostra miserie ed utopie di un Paese divenuto irreale, diviso tra la quotidianità di uno Stato che non ha soldi neanche per salvare gli scavi di Pompei dai crolli, ma che sogna di fare il ponte di Messina e di collegarlo con un’autostrada che arrivi a Perugia o addirittura a Forlì come si evince dal divertente seppur amaro testo del brano, dove viene utilizzato il jingle popolare “Ponte ponente ponte pì” nel ritornello che dice: “Il ponte potente da Messin va fino a Perugia, il ponte potente da Messin va fino a Forlì“.
Poi “Cervello in fuga” che parla della fuga dei cervelli dall’Italia, così come “I Cigni di Nymphemburg” che vorrebbe cercare di parlare del tema dell’immigrazione-emigrazione nel modo meno retorico possibile (in questo brano Piji si veste nei panni di un emigrante italiano a Monaco di Baviera, che vorrebbe tornare in Italia, ma rimane la, perché alla fine in tutti questi anni, nel suo paese d’origine non è cambiato nulla).
C’è tempo anche per un’omaggio a Natalino Otto con “L’Ottovolante” e a Django Reinhardt che Piji considera “Il faro della sua vita e della vita di coloro che suonano con lui” e per un duetto a sorpresa con la splendida Simona Molinari, fantastica e meravigliosa come sempre.
Nessuno se l’aspettava sul palco, Piji la annuncia tra lo stupore generale. “Non mi aspettavo neanche io di salire qui, ero venuta solo a vedere il tuo concerto tra il pubblico” – dice la bellissima Simona Molinari. Insieme cantano “La Felicità”, successo sanremese di Simona, già fatto dai due all’Ariston ed una canzone dal titolo ancora non ben definito, ma che come dice Piji “Si dovrebbe chiamare L’Amore ai tempi dello Swing”.
Un brano interessante ispirato a “Nuovo Swing” di Enrico Ruggeri ma rimaneggiato ed interpretato meravigliosamente dalla coppia.
Chiusura del concerto affidata naturalmente alla sua versione di “C’è Chi Dice No” che tanto bene gli ha portato. Ma il pubblico è carico e non si accontenta, grida a gran voce e con fragorosi applausi il suo ritorno sul palco e lui li accontenta, facendo anche un’operazione di “par condicio”. “Siamo contro le tutte le guerre” – dice Piji – “ soprattutto le più stupide. In Italia ce ne sta una stupidissima tra fazioni musicali, tra chi ama Vasco e chi Ligabue. Io stasera cercherò di mettere tutti d’accordo e dimostrerò che anche Ligabue può essere swing”
E allora sotto con la sua versione di “Balliamo Sul Mondo” fatta in versione swing. Il risultato? Eccellente e travolgente sono i termini secondo noi più adatti: anche qui Piji ha saputo fare un grande lavoro di arrangiamenti che hanno rivestito la canzone di Ligabue, come lo è stato del resto per quella di Vasco, di un’abito completamente nuovo che davvero ci sta divinamente.
Galleria Fotografica a cura di Fabio Spagnoletto