Uno spettacolo entusiasmante che ha elettrizzato il pubblico. In scaletta tutti i successi della giovane cantautrice campana, molte rivisitazioni di grandi classici del jazz, ospiti a sorpresa e tanti momenti divertenti. Una chiusura a dir poco stellare per un tour altrettanto entusiasmante
Finale spumeggiante per il tour “La Felicità” alla Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 29 gennaio in occasione di LazioWave. La protagonista assoluta è stata la regina dell’elettro-swing italiano Simona Molinari. Questa ultima tappa italiana è stata il fiore all’0cchiello di un tour che ha visto molti sold out, e la tappa all’Auditorium non ha fatto eccezione. Accompagnata dalla straordinaria band de “La Mosca Jazz Band” che ha fatto da spalla anche a Pierluigi “Piji” Siciliani, interessantissimo soul man e swinger emergente, che ha aperto lo spettacolo con un omaggio a Natalino Otto e alla storia della musica swing, accompagnato anche dal corpo di ballo “Swing Circus“. Istrionico, divertente, a tratti irriverente, Piji, segue l’onda classica dei menestrelli dello swing, fatta di fantasia ed umorismo conditi con un tocco molto marcato di glamour. Accostabile sicuramente a Vinicio Capossela, nel modo di proporsi al pubblico: interessante una rivisitazione di “C’é Chi Dice No!” di Vasco Rossi in chiave jazz manouche, proposta al pubblico prima di lasciare il palco a Simona Molinari L’euforia prende d’assalto il pubblico quando Frank Coluccina (dj, percussionista, cori e speaker de La Mosca Jazz Band) annuncia a gran voce il nome che tutti volevano sentire: quello di Simona Molinari.
Lei appare sul palco, bellissima e parafrasando un verso della canzone di Cesare Cremonini “vestita come la notte, di fulmini e saette”. In questo modo Cremonini narra l’ipotetico primo incontro tra Fred Astaire e Ginger Rogers, così come se lo immagina, con lei vestita in abito scuro pieno di perline e lucentezze. Simona Molinari appare così, nello stesso modo, al pubblico romano: elegante e solare, noir e sensuale. Un misto di carattere, bellezza, grinta e glamour. In poche parole da “vera stella di Broadway” (e mi perdonerà Cremonini se prendo in prestito troppe frasi dalla sua canzone). Ma lei bella più che mai, davvero fa sapere a tutti cos’è … la felicità. Perché “chi non ha mai visto nascere una dea, non sa cos’è la felicità” (ci risiamo! Scusa Cesare! Se cito ancora la tua canzone …). Tutto questo solo per dire che vedere Simona apparire dal buio, alle luci dei riflettori tutti puntati su di lei, faceva un po’ lo stesso effetto del vedere nascere una dea… Incanta e fa innamorare il pubblico di lei, ad ogni nota sempre di più. Intensità e passione, più quel pizzico di ironia che in ogni brano sa inserire; sa miscelare bene tutti questi ingredienti. È un po’ la sua caratteristica sia di artista che di persona, semplice e determinata, “un po’ Dottor Jeckyll, un po’ Mr Hyde”, come cita la canzone del maestro Lelio Luttazzi che Simona ha portato con successo al festival di Sanremo.
Proprio il momento in cui Simona ricorda la figura di Lelio Luttazzi, è quello più emozionante della serata. Arriva dopo un’entusiasmante performance del suo brano sanremese… “Di lui ricordo non solo il valore artistico, ma la grande sensibilità, ed il rapporto che aveva con la donna della sua vita, sua moglie Rossana” – dice Simona, che poi interpreta, accompagnata solo dal pianoforte “Buonanotte Rossana”, brano di Lelio Luttazzi che chiude il suo album “Dr. Jeckyll e Mr.Hyde”, una sorta di album che vuole anche un po’ omaggiare la figura del grande maestro triestino. Un bel momento, terminato con uno scrosciante e vigoroso applauso del pubblico che sembrava non voler mai finire. Uno dei tanti bei momenti di questa straordinaria serata.
Simona racconta come nasce il suo amore per il jazz: “Studiavo canto classico, ero intenzionata di continuare a fare musica classica, finché un giorno non ascoltai una signora, che cantava una canzone che parlava di Paganini, il famoso Paganini del “Paganini non ripete!”, ma ne parlava con un tono molto scherzoso, dicendogli che la musica alla fine è divertimento, invitando il maestro Paganini a cantare e se “non si può cantare, a giocare su di un bel pezzo” – racconta Simona, che poi spiega: “Quella Signora, si chiamava Ella Fitzgerald” ed il brano che cantava era “Mr.Paganini” il brano che Simona esegue subito dopo. Altro brano a seguire, composto da Simona Molinari è “Lettera”, una canzone sul genere pop, molto discostante dallo swing e dall’elettro-swing che abitualmente canta e compone. Dopodiché arriva un ospite a sorpresa: Renzo Rubino. Rubino siede al pianoforte e viene eseguita una versione da lasciare senza fiato di “Il Postino (Amami Uomo)”, brano coraggioso ed intenso, che Rubino, ha presentato all’ultimo Festival di San Remo, tra le nuove proposte, e nel quale viene descritto in una maniera un po’ diversa l’amore omosessuale tra due persone non più giovanissime, ma adulte che decidono di rivelarsi al mondo per quello che sono, senza più temere diffidenze e critiche di una piccola comunità di provincia. Il tempo di una breve pausa per un cambio d’abito di Simona Molinari, e Rubino “s’impossessa” del palcoscenico. Canta accompagnato solo da pianoforte e violino due suoi celebri brani “La Canzone Pop”, brano quasi dissacrante, fortemente autoironico, nel quale Rubino prende un po’ in giro tutto lo star system, finanche a prendere in giro se stesso e “Lulù”, nel quale prova a sdrammatizzare, ma allo stesso tempo a porre l’attenzione sul tema della malattia di Alzheimer, che affligge proprio suo nonno, e sulle difficoltà delle famiglie che hanno un malato di Alzheimer in casa. Rubino si dimostra, un bravo cantautore, dotato di sagacia e di coraggio, e allo stesso tempo persona estremamente sensibile ed intelligente, che sa raccontare storie semplici ed intense. Sarà sicuramente un protagonista del prossimo Festival di Sanremo, nel quale entrerà stavolta dalla porta principale: quella della categoria dei Big.
Torna Simona sul palco, con un nuovo scintillante abito dai colori dorati ed argentati, è il momento di cantare la canzone che da il titolo a tutto il tour “La Felicità”, brano sicuramente tra i più attesi, a seguire “Come Sabbia” e “Forse” per il gran finale affidato naturalmente a “In Cerca di Te”, brano di Nella Colombo e Gigi Beccaria che nel corso degli anni ebbe numerosi interpreti tra i quali Natalino Otto. Simona ha voluto inserire questo grande classico nel suo album “Tua”, avvalendosi della collaborazione di Peter Cincotti e di Valeriano Chiaravalle che ne ha curato l’arrangiamento. Il pubblico chiede rumorosamente un bis, dopo questo finale e chiama a gran voce Simona e gli artisti de “La Mosca Jazz Band” che l’accompagnano in questo tour. Il bis non si fa attendere e viene regalata al pubblico “Qui Sas, Qui Sas, Qui Sas” canzone senza tempo, che Simona ha avuto l’onore di cantare recentemente in coppia con Andrea Bocelli.
Poi è la festa finale: il pubblico è oramai tutto in piedi, vengono chiamati sul palco Piji, Rubino ed il corpo di ballo “Swing Circus” per un goliardico finale sulle note de “La Felicità”.
Al termine dell’esibizione, abbiamo l’onore di entrare nel backstage per incontrare Simona Molinari e farle alcune domande insieme ad altri giornalisti. Si dimostra disponibilissima a parlare con la stampa un po’ del futuro e anche un po’ del bilancio di questo fantasmagorico tour. In un’improvvisata conferenza stampa, quasi a sorpresa, dopo lo spettacolo, affrontiamo l’argomento del raggiungimento del disco d’oro per l’album “Dottor Jeckyll e Mr. Hyde”, comunicato proprio durante la serata. “Un’emozione grandissima, non ci volevo credere”- ci dice Simona – “una notizia meravigliosa giunta questa sera.” Tante le domande sui suoi prossimi impegni. “Ci aspettano a Mosca il 12 ed il 13 marzo, poi forse dal 16 al 21 marzo saremo in Brasile, stiamo definendo gli ultimi dettagli.” Poi naturalmente la conferma ulteriore del suo impegno a teatro nel musical “Jesus Christ Superstar” nel quale vestirà i panni di Maria Maddalena al fianco del mitico Ted Neeley, storico interprete di Gesù nel film del 1973. “Doveva essere un segreto”- scherza Simona – “ma alla fine ormai è sui giornali. Il 18 aprile inizierà questa nuova avventura in questo musical, una grandissima emozione per me poter lavorare al fianco di Ted Neeley.” Simona poi ci racconta, molto divertita, di come vestire i panni di Maria Maddalena in “Jesus Christ Superstar”, sia un po’ una sorta di destino segnato: “Ero stata scelta per vestire i panni di Maria Maddalena nella recita scolastica di Pasqua alle elementari. Ma la maestra di canto, decise all’ultimo di sostituirmi con una compagna, perché non ero abbastanza pronta per quel ruolo. Ci tenevo molto a quel ruolo, ci rimasi davvero male. Pare che adesso finalmente quel ruolo me lo prendo. Pare che adesso sono davvero pronta.” – dice sorridente Simona. L’incontro prosegue scorrevole ed informale. La curiosità per noi verte sul suo incontro con Renzo Rubino e la domanda che gli poniamo è proprio come sia nata questa collaborazione: “Ho ascoltato la sua canzone sanremese e mi è piaciuta tantissimo. Durante il festival di Martina Franca quest’estate ci incontrammo e decidemmo di provare a duettare questa canzone. Raccontare questa storia di questo amore diverso, tra due persone dello stesso sesso, non più giovanissime, contro i pregiudizi, mi appassionava. Ho sentito molto questa canzone, perché lancia un messaggio importante, che va oltre i pregiudizi. È una canzone molto coraggiosa. C’è stata subito sintonia con Renzo.” Viene chiesto a Simona, durante l’incontro se è in cantiere già un nuovo album: “Non penso prima del 2015, sicuramente ci cominceremo a lavorare dopo la fine dell’impegno con il musical di “Jesus Christ Superstar”, che comunque andrà avanti per tutta l’estate, ma posso dire che sicuramente non verrà alla luce prima del 2015.”
Inutile dire che non vediamo l’ora che esca il suo nuovo lavoro, ma per ora accontentiamoci di tornare ad ammirarla da aprile in questa fantastica produzione di “Jesus Christ Superstar”, per la quale mandiamo un immenso in bocca al lupo a Simona Molinari.
Galleria Fotografica a cura di Fabio Spagnoletto