In una serata gelida che segna l’arrivo del “generale Inverno” a Roma, Marco Masini all’Auditorium Conciliazione, tra rabbia ed amore, tra pop e blues, racconta e si racconta al pubblico con i successi vecchi e nuovi della sua carriera
Sono ben cinquantacinque i concerti che Marco Masini sta portando in giro per l’Italia con il suo “Cronologia Tour“. Una tournée che quasi ovunque ha registrato il tutto esaurito, e l’appuntamento all’Auditorium Conciliazione di Roma non poteva fare eccezione.
Un pubblico delle grandi occasioni che ha sfidato il clima, non proprio tenero della gelida serata del 26 novembre scorso e non ha voluto mancare all’incontro tanto atteso con il cantautore fiorentino.
Masini, uomo ormai maturo, ha sepolto in parte la sua ascia di guerra. È più riflessivo, meno rabbioso o istintivo. Recentemente in una sua intervista ha dichiarato che difficilmente potrebbe scrivere oggi una canzone come “Vaffanculo“, ma come spiega è forse anche un segno dei tempi che cambiano, dove gli animi sono troppo esagitati e bisogna “rassicurare i ragazzi, invece di insultare il prossimo“. Insomma Marco Masini è un ex ribelle che oggi diventa saggio. La vita lo ha irrobustito, le cadute e le risalite nella sua carriera lo hanno fatto grande.
All’Auditorium Conciliazione di Roma, si presenta così: semplice, riflessivo, dialogante. Ripercorre a ritroso tutta la sua carriera, sin dagli inizi ,venticinque anni or sono, quando, quasi fosse stato un pesce fuor d’acqua calcava il palco dell’Ariston di Sanremo e sfogava tutta la sua rabbia e la sua angoscia, che era il brano “Disperato“. Un urlo generazionale, che fu successivamente ripetuto in brani come “Vaffanculo“, “Malinconia“, “T’innamorerai” e “Bella stronza“, facendo di Marco Masini un megafono delle inquietudini di una generazione che si stava smarrendo in un mondo che stava radicalmente cambiando.
Se Marco iniziasse la sua carriera oggi, chissà come affronterebbe certe tematiche, tipiche delle sue canzoni come la solitudine, l’abbandono, l’incomunicabilità, l’angoscia. In “Principessa” affrontava in tempi non sospetti questioni spinosissime come l’abuso verso i minori, in maniera ancor più specifica, la violenza perpetrata all’interno della propria famiglia. In “Perché lo fai?” si affrontava il tema della tossicodipendenza vista dagli occhi di un ragazzo innamorato, che non riusciva a salvare la sua amata dal tunnel della droga.
Marco Masini ha sempre guardato in faccia la realtà e non ha mai avuto paura di raccontarla dal suo punto di vista. Parlando sempre direttamente e senza peli sulla lingua.
Le lancette segnano le 21:15 e Marco Masini sale sul palco e parte subito con il brano sanremese “Che giorno è“. Il cantautore è accompagnato da una band di cinque elementi composta da Massimiliano Agati alla batteria e alle programmazioni, Cesare Chiodo al basso, Antonio Iammarino alle tastiere, Alessandro Magnalasche e Stefano Cerisoli alle chitarre.
Oltre due ore di concerto del “Maso” (come lo chiamano i fan) tutte d’un fiato. A seguire, come secondo brano in scaletta ancora un successo recente “Non è vero che l’amore cambia il mondo“, attualmente in rotazione radiofonica, che già i fan hanno imparato a memoria e lo cantano a squarciagola insieme al “Maso”.
Parla al suo pubblico oramai variegato, non più fatto di soli giovanissimi, come una volta, ma più eterogeneo, che raccoglie più generazioni. Racconta la sua vita, i suoi sbagli, le sue riflessioni sul mondo, le sue sconfitte e le sue vittorie, mettendosi a nudo, così come ha sempre fatto. Ricorda commosso Giancarlo Bigazzi, uno dei più grandi parolieri della musica italiana, che per lui ha scritto il testo de “L’uomo volante“, con il quale vinse la 54esima edizione del Festival di Sanremo. Un pensiero anche a Francesco Nuti, il suo amico di sempre ed inevitabilmente anche alle nuove paure di oggi, dettate dall’insicurezza e dall’instabilità mondiale, soprattutto dopo i recenti fatti di Parigi.
Oggi come ieri Masini, scopre le nuove generazioni fragili, ma la sua speranza che le cose migliorino non cessa. Uno dei momenti più belli del concerto è senza ombra di dubbio il medley acustico, che raccoglie alcuni dei suoi brani più amati e più intensi: “Raccontami di te“, “Fino a tutta la vita che c’è“, “Scimmie“, “L’amore sia con te” e “Principessa“, dove Masini riesce a creare un’atmosfera intima col suo pubblico davvero suggestiva.
Poi, come in una batteria di fuochi d’artificio, la carrellata finale di successi dagli albori della sua carriera, che fa letteralmente esplodere la gioia del pubblico: uno dietro l’altro arrivavano “Bella stronza“, “T’innamorerai“, “Vaffanculo“, “Malinconoia” e “Ti vorrei“. Sembrava essere tornati indietro a quei meravigliosi primi anni ’90. Masini sul finale siede al pianoforte ed esegue “Piccolo Chopin“, “Caro Babbo“, “Ci vorrebbe il mare” e “Perché lo fai“. C’è spazio anche per la bellissima “Cenerentola innamorata“, alla fine la band viene presentata, sulle note di “Disperato“.
Scaletta del concerto:
Che giorno è / Non è vero che l’amore cambia il mondo / Io non ci perdonerò / L’amore è stato qui / Noi due / Io ti volevo / Niente d’importante / L’Italia / Il giardino delle api / E ti amo / L’uomo volante / Lasciaminonmilasciare / Medley acustico: Raccontami di te, Fino a tutta la vita che c’è, Scimmie, L’amore sia con te, Principessa / Bella stronza / Un piccolo Chopin / T’innamorerai / Vaffanculo / Malinconoia / Ti vorrei / Cenerentola innamorata / Perché lo fai / Ci vorrebbe il mare / Caro babbo Disperato
Bis: Dieci anni
Galleria fotografica a cura di Dario Pietropaoli