Don Bryant, The Bo-Keys, Anthony Paule Soul Orchestra feat. Sax Gordon, Fabrizio Poggi e Mitch Woods, Spencer Wiggins, Percy Wiggins, Lacee, Swamp Dogg, Ernie Johnson. Questi i nomi che si sono esibiti sul palco nella terza serata del Porretta Soul Festival
Ed eccoci al giorno numero tre, e Rick Hutton apre al serata sempre puntualissimo. Il primo artista a salire sul palco è Don Bryant, una leggenda della musica soul.
Spettacolo grandioso, in cui di sicuro il personaggio ha tutti i meriti, ma grazie senz’altro alla splendida che lo accompagna, i Bo-Keys.
Musica che trascina la sua, che coinvolge, ma nello stesso piena di emozioni. Una ora buona di ritmo sostenuto che, come sottolinea l’amico Vito seduto accanto a me ci fa tornare alla pura liturgia dell’r&b.
Sottolineo la sinergia tra la sezione dei fiati e l’organo Hammond.
Lo spettacolo vero arriva al momento del “Uan Mor Taim“: Don Bryant rientra e ci regala una ballad che terremo dentro nei giorni a venire. Non cito mai i titoli dei brani, ma qui “I Can’t Stand The Rain” merita una menzione speciale.
Ahh… ragazzi che spettacolo incredibile!
Cambio palco e sale la Anthony Paule Soul Orchestra di rossa vestita che accompagna Mitch Woods alla tastiera e Fabrizio Poggi all’armonica: mezz’ora di blues, grande blues e boogie.
Piccolo intermezzo poi con Sandy Griffith, corista della band, e Sax Gordon e con Alvon Johnson.
Che bello poi rivedere l’eleganza di Percy Wiggins di bianco vestito… voce potente, esperienza e classe non mancano al personaggio, che è ben abituato ad intrattenere e coinvolgere il pubblico. E qui avviene una storica reunion, perché il Porretta Soul Festival sa fare anche questo, che vede dopo decenni i due fratelli Wiggins e Wee Willie Walker insieme. Baci ed abbracci commossi!
Resta sul palco Spencer Wiggins: l’uomo è visibilmente stanco, ma la voce è quella del vecchio leone, che nel finale della sua esibizione irride e scherza con il pubblico.
Piccola pausa e si riprende con il folletto del soul, Swamp Dogg, che snocciola i brani più beli del suo repertorio tra cui la splendida “Synthetic World“, pezzo a me molto caro.
Che dire poi della sfavillante pantera che sale dopo di lui. Lacee voce piena, sicura, potente e aggressiva che riesce a ridare entusiasmo al pubblico stanco dall’ora tarda. Sottolineo la piacevolissima interpretazione di “Try a Little Tenderness“.
Chiude la serata Ernie Johnson di rosso vestito. L’uomo appare goffo in quell’abito sgraziato, ma l’artista che c’è dentro esplode con tutto il suo vigore allorché inizia a regalarci le emozioni che ci aspettavamo.
Un southern soul senza compromessi, tanto bluesy che ci fa tornare alla mente Bobby Bland, ma Ernie resta se stesso: interprete struggente di meravigliose ballad.
Ciao Porretta a domani, è molto tardi e pur se felici siamo stanchi.
Grazie sempre al rev. Skala, e all’amico Vito, per aver condiviso con me questi pensieri.
Galleria fotografica a cura di Mariano Trissati