Lo storico sassofonista e percussionista degli Spandau Ballet, al centro di un’intervista esclusiva in cui si racconta. Il prossimo 24 giugno sarà di nuovo a Roma, dopo lo show dello scorso febbraio con il dj set in coppia con Claudio Ciccone. La location dello spettacolo “Sotto gli occhi di Roma” (dal titolo del libro della scrittrice Patrizia Palombi), sarà Il Pincetto, in zona Pineta Sacchetti
Steve, prima di tutto parliamo del progetto per Bowie, com’è stato? Come ti sei sentito dopo il tour con i suoi ex musicisti in cui riproponevate per intero lo storico album “Station to Station”?
“Beh, io sono sempre stato un fan di David Bowie, sin dal 1972, quando c’erano gli Spiders from Mars con Mick Ronson, Trevor Bolder e Mick Woodmansey. Quello è stato sicuramente un punto di svolta della mia vita e posso dire lo stesso anche a nome degli altri Spandau. Noi tutti siamo stati influenzati da lui, era impossibile per la nostra generazione non essere travolti dalle sue invenzioni, dai suoi gesti ambigui, dalla creatività che portava. Ricordo ancora quel famoso gesto provocatorio mentre Mick suonava la chitarra, eravamo tutti lì davanti alla tv a guardare Top of the Pops. Il giorno dopo, a scuola, commentavamo sempre quello che avevamo visto nel programma, che era la nostra unica fonte musicale. Il look di David, tutto era così rivoluzionario e trasgressivo. Per il progetto, ho incontrato Tony Visconti e anche Earl Slick, che è stato l’altro chitarrista dopo Ronson e abbiamo deciso di metter su questa superband per onorare la sua memoria, nell’anno della sua scomparsa”.
Quest’estate, invece, stai organizzando un gran bel festival, nei pressi del castello di Clitheroe, con grandi nomi
“Ci sto lavorando da un anno con un mio grande amico, partirà il 6 luglio e si concluderà il 9, con un giorno di pausa, previsto per il 7 luglio. Le teste di serie sono i Simply Red, Echo and the Bunnymen, Mike Peters e gli Alarm“. (Festival che come riferisce lo stesso Steve Norman sul suo sito è stato cancellato all’ultimo momento)
A proposito di Mike Peters, cosa pensi di lui?
“È una gran bella persona, un uomo straordinario, che ha combattuto e combatte la sua battaglia contro il cancro. Lui per me è lo Springsteen della Gran Bretagna, un grande operaio della musica, che ha scritto canzoni stupende, sono molto orgoglioso di averlo nel mio festival. Abbiamo anche suonato insieme in passato, su Youtube si può trovare una nostra versione live di “Gold“, con lui all’armonica”.
Adesso dimmi qualcosa degli Spandau Ballet. Tutti noi, compresi i vostri tantissimi fan, vogliamo sapere se a breve vi riunirete di nuovo.
“Voi tutti avrete ormai capito come l’ostacolo maggiore sia Tony Hadley, il cantante che ha deciso, per il momento, di focalizzarsi sulla sua attività da solista. Non capisco la sua logica, ma è una sua decisione e in quanto tale la devo rispettare. Ma farò e faremo il possibile per pressarlo e convincerlo a tornare in concerto con noi. Gli ultimi due anni sono stati fantastici, in tour dappertutto, in Italia sembravamo acquistare maggiore popolarità man mano che i giorni e le date si susseguivano, è stato bellissimo e sarebbe un peccato non dare un seguito. Noi abbiamo un grande amore per l’Italia, è il pubblico ideale, quello a cui ambire di più”.
C’è una cosa che ho sempre voluto chiederti: quali sono i tuoi assoli di sax preferiti nelle canzoni degli Spands? Io ho sempre amato quelli di “Only when you leave” e “With the pride”.
“Questo è tipicamente italiano, i tuoi gusti lo sono. Il motivo principale per cui gli italiani hanno amato e amano gli Spandau è il loro gusto per la melodia. E ti confesso che anche io amo molto questi due assoli, o quello di “True“, che forse è il più suggestivo”.
Tornerai presto in Italia, a Roma, già il prossimo 24 giugno. Raccontaci qualcosa del tuo dj set (nato da un’idea di Pasquale Cerza) con il dj Claudio Ciccone.
“Io e Claudio ormai suoniamo insieme da tanto tempo, mi piace perché posso improvvisare, so che lui è sintonizzato sui miei gusti e sulle mie inclinazioni musicali, sa quando mi deve seguire, scegliamo insieme i pezzi e ci troviamo molto bene. Sarà una celebrazione, una grande festa, un evento per chi ama gli Spandau e la musica degli anni ’80. Sono brani che fanno “saltare dalla sedia”. Sarò solo io, ma ci sarà da divertirsi, questo è sicuro. Lo show è fatto apposta per far cantare il pubblico con canzoni con le quali tutti noi siamo cresciuti”.
Se ti chiedessi di definire le differenze tra la musica e la creatività degli anni ’80 e oggi, cosa diresti?
“Beh, sai, c’è una differenza abissale. Allora era tutto invenzione, creatività. Allora le band si formavano a scuola, per strada, spontaneamente. La band era il fulcro di tutto, l’evasione. Adesso la musica rappresenta molto contorno, poca sostanza. Adesso sono gli uomini d’affari che si mettono al tavolino e decidono per filo e per segno un qualcosa di cui l’artista è solo il prodotto finale”.
Pensa a tre canzoni storiche degli anni ’80, le prime che ti vengono in mente.
“Così d’improvviso mi viene in mente Prince, che se n’è andato da poco. È stato incredibilmente grande, basti pensare al singolo album “Purple Rain“, a canzoni come “When Doves Cry” o alla meno conosciuta “Get off“, che mettevo su in rotazione e non riuscivo a smettere di ascoltare”.
Hai mai pensato a una carriera da solista?
“No, guarda… ho molte offerte, album, dischi da solista. Ma in realtà non fa per me. A me piace stare sul palco a suonare con gli altri, a cantare, interagire. Come Keith Richards e Bernard Fowler, mi piace stare lì a suonare, altrimenti mi annoio”.
E noi lo aspettiamo, per divertirci e sognare con lui.
Foto: Pasquale Cerza