Trent’anni di musica suonati e narrati. I Tazenda rendono omaggio ad Andrea Parodi e riassumono in due ore, tutta la loro storia, dalle origini come “Coro degli Angeli” al grande successo con il loro “Tazenda sound”
“S’Istoria“, ovvero, la storia. La storia di un sogno. Un sogno che, come spiega al pubblico Gino Marielli, chitarrista dei Tazenda, il primo a parlare e a raccontare questa incredibile avventura; ha avuto inizio nel 1977.
“Stava nascendo allora una formazione che avrebbe preso il nome di Coro degli Angeli (nome voluto da Mogol), un progetto ambizioso che però all’epoca non sapevamo dove ci avrebbe portato, non credevamo che avremmo fatto così tanta strada. Un giorno si presentò alle prove un ragazzo magro, dall’aspetto simile a un giovane indio e da una voce portentosa. Da li sarebbe partita un’avventura incredibile, trascinata dal talento, dalla personalità, dalla energia che questo ragazzo portava dentro. Quel ragazzo era Andrea Parodi“
Poche, brevi e commosse parole per ricordare quell’indimenticabile bardo della Sardegna che il mondo della canzone popolare non ha mai dimenticato e al quale la musica italiana, popolare e non, deve comunque qualcosa.
Dall’incontro con Gianni Morandi, infatti, quando i Tazenda erano ancora il Coro degli Angeli, tantissime star della musica italiana ed internazionale come i Simple Minds, Fabrizio De André, Pierangelo Bertoli, Mauro Pagani, Paola Turci, gli Inti-Illimani, i Nomadi, Eros Ramazzotti, Gianluca Grignani e Francesco Renga li hanno voluti al loro fianco per regalare al pubblico perle di immensa bellezza come “Madre Terra” (con Francesco Renga), “Domo Mia” (con Ramazzotti) o l’indimenticabile “Spunta la luna dal monte” con Pierangelo Bertoli.
I Tazenda, all’inizio di questo nuovo tour, all’Auditorium Parco della Musica, in una sala Petrassi gremitissima, tanto da sorprendere persino loro (“volevamo prendere la sala più piccola, poi ci siamo detti proviamo ad andare a quella più grande e vediamo che succede. Sembra sia andata bene”, afferma scherzando col pubblico Nicola Nite, il nuovo cantante del gruppo), i Tazenda scelgono di dividere il concerto in due parti, una prima più narrata, dove Marielli e Gigi Camedda, gli ultimi due elementi originali del gruppo che nel ’77 fu il Coro degli Angeli e che dal 1988 divenne i Tazenda; raccontano i primi anni e l’evoluzione di quel progetto, omaggiando gli artisti italiani che più li hanno influenzati agli inizi tra i quali Venditti (Camedda canta “Bomba non bomba”), Morandi (“Occhi di ragazza”) e Lucio Dalla (“Futura” interpretata da Nite) e alcuni brevi accenni di pezzi di Elvis, Bob Dylan e Cat Stevens che tanto hanno influenzato da giovane Gino Marielli.
Poi cala il buio sul palco mentre Nite si allontana dal microfono fischiando il finale di “Futura” e dopo qualche minuto lascia spazio alla musica con tutti i più grandi successi del gruppo sardo, uno dietro l’altro come fossero parti uniche di un’unica grande opera etno-rock. Lo spiritual sardo si fonde con le sonorità più svariate, le ballate tipiche assumono una nuova forma. È quello che è stato definito da più parti il “Tazenda sound” una miscellanea di suoni della Sardegna arcaica e misteriosa in osmosi con l’elettronica, il prog-rock e il folk.
Tra i brani proposti, “Carrasecare“, “Non la giamedas Maria“, “Pitzinnos in sa gherra“, “No potho reposare“, “Domo Mea“, “Madre Terra“, “La ricerca di te“, “Cuore e vento” (pezzo che i Tazenda hanno fatto insieme a Kekko Silvestre dei Modà), e tra le produzioni ancora più recenti, il bellissimo inedito “Amore nou”.
Uno dei momenti sicuramente più belli e struggenti di tutto il concerto è stato quando dopo aver cantato la versione italiana del celebre brano spagnolo “Gracias a la vida” (“Grazie alla Vita”) dell’artista argentina Haydée Mercedes Sosa, Gino Marielli ha ricordato quando Andrea Parodi la cantò all’Anfiteatro di Cagliari nel suo ultimo concerto: “Andrea cantò questo brano con una felicità ed un’intensità che sembrava avesse davanti a se ancora cento anni di vita. Da li a quindici giorni se ne sarebbe andato via per sempre”.
Ad Andrea Parodi viene poi dedicata la bellissima “Sa oghe” (“La voce”), un ricordo commosso del suo talento unico. Viene ricordato anche Pierangelo Bertoli, al quale tanto devono i Tazenda, e quindi non può mancare “Spunta la luna dal monte” verso la fase finale del concerto. Arrivano i brani più attesi, quindi “Mamoiada” e l’arabeggiante ballata “Desesperada e laudada” a scatenare il pubblico in una grande festa sotto il palco.
Galleria fotografica a cura di Giampaolo Vasselli