Il reggae diventa Patrimonio dell’Unesco. Il comitato speciale dell’Organizzazione riunito a Port-Louis, capitale delle Mauritius, ha proclamato il genere musicale patrimonio immateriale dell’umanità: “per aver contribuito al dibattito internazionale su ingiustizia, resistenza, amore e umanità”
La musica reggae, i cui ritmi sono arrivati al grande pubblico grazie a Bob Marley, ha conquistato un posto nella lista dei tesori culturali globali delle Nazioni Unite. L’Unesco (qui) ha infatti aggiunto questo genere musicale, originario della Giamaica, alla lista dei patrimoni mondiali immateriali dell’umanità, ritenuto quindi degno di protezione e promozione.
È stato sottolineato da parte dell’Organizzazione, riunita a Port-Louis, capitale delle Mauritius, la forza di questa musica come presa di coscienza internazionale “sulle questioni di ingiustizia, resistenza, amore e umanità”. Il merito non è solo del suoi più famosi esponenti come: Bob Marley, Peter Tosh, Gregory Isaacs e Jimmy Cliff.
Con Bob Marley il reggae diventa musica universale e non più relegata alla stretta cerchia della Giamaica. Con lui troviamo i “Wailers”, e Peter Tosh, non dimenticando assolutamente i Toots & the Maytals, Burning Spear, Black Uhuru, Ras Michael, Bunny Wailer e Bad Brains.
L’Unesco ha così sottolineato l’enorme importanza e di questa musica e del principale interprete Bob Marley, “profeta” del reggae, artista, ma soprattutto autore ed interprete genuino e cantore del pressante sogno di libertà e di pace come pochissimi altri hanno saputo fare.
Da oggi, 29 novembre, sul sito dell’Unesco è già comparsa la scheda sul “reggae music of Jamaica” (qui). “amalgama di numerose influenze musicali, incluse le prime forme giamaicane, i ceppi caraibici, nordamericani e latini”.
Il reggae, nato in una piccola isola dei Caraibi, oggi è diventato uno dei linguaggi e una delle forme espressive più popolari ed usate al mondo, contribuendo a cambiare la musica popolare, da qui la decisione dell’Unesco.
https://youtu.be/2t8l92DharY