Dopo il successo del primo singolo “Io sono”, omonimo del suo ultimo album, Paola Turci ha aperto il suo tour teatrale dal Teatro Quirinetta di Roma, dove, dopo la data zero del 29 novembre a Chieti, la cantautrice romana si esibirà in una dimensione nuova, più intima, raccolta e vicina ai propri fan
Due belli e grandi occhi marroni nascosti da un trucco forse troppo scuro, look e grinta, che con una bellezza diversa ricordano Patty Smith; ecco come si presenta sul palco inizialmente in penombra e che la vede partire come “semplice” perfomer cantando e ballando i suoi vecchi successi accompagnata sul palco da Fernando Pantini (chitarre e cori), Pierpaolo Ranieri al basso e Fabrizio Fratepietro alla batteria e al vibrafono.
L’apertura è un “unplugged” solo voce di “Ti amerò lo stesso“, titolo che non solo l’ha resa famosa, ma che ha anche preso in prestito per la sua autobiografia “Mi amerò lo stesso”, uscita nel 2014; un libro in cui si racconta e parlaanche dell’incidente che ha segnato la vita, la carriera e che ancora le segna il viso.
Dopo i primi tre o quattro pezzi torna ad essere la cantautrice di sempre, imbraccia di nuovo la chitarra e omaggia Domenico Modugno con una bella versione della canzone “Dio, come ti amo!“, e dopo aver “scaldato” se stessa ed il pubblico, comincia ad interagire con i presenti, ringraziandoli per l’accoglienza che i fan della sua città gli tributano da sempre.
Le ballate sono sempre state il suo forte ed ecco che passa a presentare il secondo dei tre inediti del disco (dopo aver già eseguito quello che dà il titolo all’album “Io sono” ), “Questa non è una canzone” dedicata al padre scomparso da poco.
Il pezzo oltre alla bravura della cantante fa apprezzare anche la bravura del datore luci che illumina il palco come fosse un cielo stellato (veramente complimenti alle luci per quello che hanno realizzato in un ambiente comunque piccolo sottolineando ogni sfumatura delle varie canzoni, realizzando un impianto luci che sembrava da stadio. ndr).
La serata scorre veloce, quasi due ore di concerto, con il pubblico che spesso si sostituisce alla sua beniamina o che semplicemente l’accompagna nei ritornelli.
Continua con i suoi classici e poi presenta anche il terzo inedito “Quante vite viviamo“, che in occasione di una presentazione ha detto ispirata dal film “21 Grammi”, ma che nella serata confessa essere anche un po’ autobiografica.
C’è ancora tempo per una dedica al suo fanclub, e ringrazia Paola e Giorgia per la gestione più che ventennale, con la sua traduzione della canzone portata al successo da Suzanne Vega “Mi chiamo Luka“, che apre i bis in cui non può mancare la canzone che l’ha portata alla ribalta nei giovani di Sanremo “Bambini” con un nuovo arrangiamento.
Saluta il suo pubblico con una versione scatenata di “Sai che è un attimo” e sembra quasi non volerla finire per restare assieme a loro sul palco, ricordando che è veramente… “Questione di sguardi“.
Al termine lascia il palco dando l’appuntamento al raduno del fanclub sempre a Roma.
Scaletta del concerto:
Ti amerò lo stesso / Questa non è una canzone / Stato di calma apparente / Fuck you / Volo così / Ringrazio Dio / Io e Maria / Il gigante / Quasi Settembre / Questione di sguardi / Quante vite viviamo / Frontiera / Cosa sono le nuvole “cover di Domenico Modugno” / Piccola canzone d’amore / Mi manchi tu / Io sono / Saluto l’inverno
BIS: Attraversami il cuore / Mi chiamo Luka / Questa parte di mondo / Bambini / Sai che è un attimo
Galleria fotografica a cura di Giampaolo Vasselli