Siamo arrivati a Porretta in anticipo rispetto agli altri anni. Subito incontri gli amici di sempre. Non vogliamo ammetterlo, ma in fondo in fondo abbiamo una certa emozione che ci fa avvicinare a questa edizione. Ragazzi, siamo arrivati al 30esimo anno di presenza!
Subito incontri gli amici di sempre, che arrivano da tutta l’Europa: Claudio e Lino da Sperlonga, Vito da Parigi, Ray da Londra, il carissimo Luca da Padova e sotto quei baffoni da messicano, lui, il rev. Skala, grande collezionista di vinili. Saluti, abbracci, e ci si ritrova come se lo scorso anno, nessuno se ne fosse andato via da qui.
Dappertutto si respira aria di musica, ti accorgi che tutto freme ancora, perche come sempre accade, ci sono sempre cose da terminare. Cosi, vedi il patron Graziano Uliani che si adopera per dare quelle che dovrebbero essere le ultime direttive e che sappiamo bene saranno sempre le penultime…
Subito uno sguardo all’amato Rufus Thomas Park e quindi ce ne andiamo a pranzo. Ormai è, cosa usuale ritrovarci tutti dalle sorelle Corsini al Ristorante La Pace che si trasforma nella tana del soul. Si parla di tutto, delle novità, del passato e delle nuove scoperte musicale fatte durante l’anno trascorso. Tutti però, hanno dentro il desiderio che arrivi subito la sera e ci si ritrovi ad ascoltare musica.
Si inizia alle 20 come solito e il primo gruppo, anzi devo dire “gruppone” a salire sul palco del Porretta Soul Festival del trentennale è quello delle Sweethearts. Sono tanti gli elementi del gruppo e quest’anno sono tutte donne, che spesso si danno il cambio ai vari strumenti. Già le abbiamo viste qui a Porretta negli anni passati e notiamo subito una maggiore consapevolezza e sicurezza nelle loro esecuzioni. Belle cover arrangiate in modo personale con una piccola notazione per me negativa, dovuta all’eccessivo abbassamento delle tonalità, rispetto agli originali. Con loro, fanno qualche piccolo cameo Sax Gordon e Bernard Purdie.
Le Sweethearts, lasciano il posto ad una stravagante band che usa strumenti ricavati da materiale di riciclo.
È la Gaudats Junk Band che a prima vista suscita diffidenza e curiosità… Iniziano a suonare e ti ritrovi preso dal loro sound! Non vuoi crederci, ma quei soggetti strampalati, ti stanno prendendo e ti ritrovi ad essere partecipe del loro buon sound. Strumenti impropabili ricavati da pezzi di legno, tubi di plastica, tavole da stiro e fustini del Dash usati come tom per la batteria. Sono otto elementi a cui si aggiungono poi come voci soliste la vocalist Freaky Bea e Rick Hutton. Repertorio classico della musica r&b con piccola trasgressione reggae ma ripeto un sound che dal quale non ti puoi staccare: giudizio complessivamente positivo.
Un breve cambio palco ed ecco una nuova band: The Lucilles: chitarra, basso batteria ed organo Hammond a cui aggiungiamo due coriste e una tromba e sassofono. Alla voce Lucille Hurt… Che dire?
Voce interessante, tonalità molto estesa ed un modo di interpretare i vari brani assolutamente particolare. A loro favore il coraggio di essersi presentati sul palco del Porretta Soul Festival eseguendo per la maggior parte pezzi loro.
Chiude la prima serata Martha High, vocalist della The Original JB Orchestra. Grande mestiere e presenza scenica che attenua il fatto che si tratta di una band che sale sul palco in formazione ridotta. Noti che sui gradini riservati alla sezione dei fiati non c’è nessuno! Ok, grande mestiere, bassista magnetico, gran suono di batteria e Hammond, però eseguire “Cold Sweat” senza la sezione degli “hornes” è audace parecchio.
Chiudono la serata con un gospel che intriga e rifocilla la nostra fame di musica… a domani Porretta Soul Festival…
Galleria fotografica a cura di Mariano Trissati