Il Nobel per la Letteratura 2016 è stato conferito a Bob Dylan: “Per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana“, questa la motivazione argomentata nel comunicato diffuso dalla Svenska Akademien. Un vero e proprio riconoscimento de facto per l’importanza della musica come veicolo di comunicazione e diffusione dei valori fondamentali della società
Le coincidenze non sono frutto del caso come siamo abituati a pensare, quando esse accadono c’è sempre un perché. Non è frutto del caso che il Nobel alla Letteratura venga assegnato al poeta e compositore per eccellenza, Robert Allen Zimmerman, meglio noto a tutti come Bob Dylan, che ha fatto della battaglia per i diritti civili la ragione stessa della sua vita e della sua arte. Tutto questo proprio in uno dei momenti più difficili per il suo Paese, diviso come non mai anche da una feroce campagna elettorale per le presidenziali, mai così aggressiva come in passato, e costantemente a rischio di una nuova guerra razziale, come si evince dai fatti di cronaca che quasi tutti i giorni parlano di giovani neri uccisi a sangue freddo dalla polizia e di città in rivolta. Non è un caso che il Nobel a questo menestrello abituato alle sferzate contro il potere politico e quello economico viene assegnato nel giorno della scomparsa (il 13 ottobre, ndr.) di un altro irrivente bastian contrario che, come Dylan usava l’arte per irridere i potenti e raccontare verità scomode e come lui, proprio per questo ricevette diciannove anni prima lo stesso Nobel per la Letteratura: Dario Fo.
Tante coincidenze che fanno riflettere, soprattutto su una cosa: Dario Fo, scomparso alla veneranda età di novant’anni e Bob Dylan, oggi settantacinquenne, hanno sin dalla loro gioventù cercato di comprendere cosa non andasse nel Mondo, e lo hanno raccontato, affinché si creasse una coscienza civile nelle persone. Hanno cercato di parlare ai potenti così come agli umili, con il linguaggio dell’arte, del teatro uno e della musica l’altro. Sono passati molti anni dalle loro prime denunce contro le guerre, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze e le tante altre storture della società umana. Il Mondo anche se li ha apprezzati, idolatrati ed osannati, pare non aver recepito comunque il loro messaggio.
Oggi più di allora, da quando cioè Bob Dylan componeva “The Times They Are A-Changin” e “You Ain’t Goin’ Nowhere” e Dario Fo metteva in scena il suo primo “Mistero Buffo” il Mondo non solo sembra soffrire gli stessi mali, se non in modo peggiore, ma sembra, al contrario di allora, avvolto in un sonno profondo, dove nessuno pare voler prendere consapevolezza che ancora se vogliamo, possiamo cambiare le cose in meglio. È venuta meno la voglia di impegnarsi, soprattutto tra i più giovani.
Paradossalmente questo Nobel a Bob Dylan può essere visto come un messaggio alle nuove generazioni, quelle che magari Dylan non lo conoscono e del quale non hanno mai ascoltato un solo brano, e ora possono interessarsene e cercare di capire la grandiosità della sua opera e del suo messaggio.
Bob Dylan non ha creato solamente una nuova espressione poetica della musica rock, è stato fonte di ispirazione per tutto quello che è venuto dopo di lui da Joan Baez agli U2, da Bruce Springsteen a Van Morrison. Persino i Beatles ed i Rolling Stones devono molto a Dylan ed hanno subito in un certo modo la sua influenza musicale, per non parlare poi dei nostri grandi cantautori, che forse non ci sarebbero stati senza Dylan. Francesco Guccini lo omaggia nella sua celebre “Eskimo“, Francesco De Gregori ha interamente dedicato l’ultimo suo album a Bob Dylan dal quale si è sempre ispirato in un certo qual modo.
Non sarebbe proprio esistito il cantautorato impegnato, quello di denuncia sociale e la musica non sarebbe mai uscita dal suo circuito per aprirsi al Mondo e diventare protagonista delle battaglie civili in prima persona. Forse nemmeno il concerto di Woodstock e tutto ciò che ne seguì ci sarebbero mai stati senza l’impulso di Dylan.
Oggi sappiamo che le sue canzoni un po’ il Mondo lo hanno cambiato, o comunque hanno cercato di cambiarlo in meglio, e per questo non possiamo che tributargli un grande merito. Un merito riconosciuto anche dalla Svenska Akademien, assegnandogli il Nobel 2016, il primo a un’icona della musica. Motivazione: “Per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”.
Per molti scrittori, che non hanno digerito questa scelta (Alessandro Baricco l’ha fortemente criticata), forse non è sufficiente tutto questo, ma comunque la si pensi, questo menestrello da oggi entra nella storia del più importante riconoscimento letterario al Mondo, il suo messaggio è davvero universale ora più che mai, le sue parole soffiano nel vento come cita la sua canzone più importante: “Blowin’ in the Wind“.
How many roads must a man walk down
Before you call him a man?
How many seas must a white dove sail
Before she sleeps in the sand?
Yes, and how many times must the cannon balls fly
Before they’re forever banned?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind
The answer is blowin’ in the windQuante strade deve percorrere un uomo
Prima di essere chiamato uomo?
Quanti mari deve sorvolare una bianca colomba
Prima che lei dorma nella sabbia?
Sì, e quante volte devono volare le palle di cannone
Prima di venir proibite per sempre?
La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento