Sold out per il mastodontico show dell’artista pugliese al grande festival Rock in Roma
Prima di vedere un concerto si hanno due possibilità: Caparezza o lo si ama o lo si odia. Dopo aver visto un suo concerto, le possibilità si riducono a una sola: perché Caparezza lo si può solo amare. Non sto esagerando. Non si può non amare un artista che in due ore di spettacolo canta, salta, corre, esce da una matrioska, fa una corrida sul palco, realizza un quadro astratto mentre canta, fa uscire Vincent Van Gogh in carne ed ossa dal suo autoritratto, fa uscire la sua anima dal corpo per farla viaggiare nel deserto, si trasforma in Leonardo Da Vinci e lancia il suo “cervello in fuga” sulla platea per dirigersi verso “un futuro migliore”, finisce in un videogame, avvia una Vespa di cartone per viaggiare nel tempo fino agli anni sessanta, per poi tornare al presente precario e privo di speranze per l’attuale generazione vittima della crisi.
Caparezza è riuscito, in un modo o nell’altro a fare tutto questo. C’è riuscito davvero! Caparezza è uno show man vero, ed è riuscito a trasformare il palco in un set, dove lui era mattatore esclusivo, con una grande spalla: il poliedrico Diego Perrone, suo amico e socio da un bel po’ di anni, seconda voce in tutte le sue canzoni, spalla comica, trasformista, co-autore di tutte le gag recitate sul palco e molto di più.
Il pomeriggio all’Ippodromo della Capannelle inizia molto presto con l’esibizione del gruppo romano dei Kutso. A seguire i mitici Apres La Classe. Tantissima gente per un sold out, molto prevedibile: a Roma il pubblico di Caparezza aumenta in modo esponenziale anno dopo anno. C’è da scommettere che per i suoi live presto si apriranno le porte dello Stadio Olimpico. I biglietti sono andati via in pochissimo tempo. Gran parte dei suoi fan erano in fila dalle prime ore del pomeriggio per accaparrarsi i posti migliori.
Lo spettacolo di Caparezza comincia intorno alle 22. Gli Apres La Classe, in apertura di concerto, hanno sciorinato il loro repertorio migliore, da “Vorrei Sapere Perché” a “Mammalitaliani“, senza trascurare i brani dell’ultimo lavoro uscito all’inizio del mese “Riuscire a Volare”, che ha avuto già ottime recensioni. Il gruppo di Lecce, conterraneo di Caparezza, festeggia quest’anno i diciotto anni di attività. Anche loro come Caparezza sono al sesto album di studio, che esce a quattro anni di distanza da “Mammalitaliani“, l’album che dopo una lunga gavetta ha regalato loro la notorietà al grande pubblico: il singolo omonimo ha spopolato nell’estate 2010 nelle radio e nelle spiagge della penisola. Il tour dell’album ha fatto registrare alla band in due anni 160 concerti e due tour negli Stati Uniti. Dopo qualche minuto dalla conclusione del live degli Apres La Classe, le luci sul palco si fanno via via più scure ed una voce fuori campo annuncia che “Museica aprirà tra pochi minuti“. Un annuncio che si ripete più volte, accompagnato da varie “comunicazioni di servizio”, un po’ tutte quelle che si possono ascoltare al supermercato, in stazione, all’aeroporto, alla metropolitana… frasi del tipo: “Museica aprirà tra pochi minuti, si prega di allontanarsi dalla linea gialla” o “Museica aprirà tra pochi minuti, portando un ritardo di venti minuti” ecc.
Poi le luci si accendono e sul palco entra il grande circo di Caparezza: giullari, cortigiani, personaggi da “Alice nel Paese delle Meraviglie”, una grande matrioska al centro dalla quale salta fuori il cantante sulle note di “Avrai ragione tu” dall’ultimo album. È l’inizio di uno show esilarante e suggestivo, dove il politicamente scorretto diventa energia allo stato libero. “Parlare di arte non significa non parlare di politica e ve lo dimostrerò” – spiega Caparezza. In questo album si trae spunto da alcune delle più famose opere della storia dell’arte, tra le quali “Guernica” di Pablo Picasso. Il maxischermo dietro il palco mostra il celebre quadro. “Quest’opera racconta della prima volta nella storia che delle vittime civili rimangono uccise in un bombardamento aereo. Guernica è stata teatro delle prove tecniche di trasmissione della seconda guerra mondiale. Gli artisti ieri come oggi, raccontano sempre l’attualità. E oggi questo quadro è più attuale che mai, solo che al nome di Guernica si va a sostituire quello di Gaza” – afferma Caparezza. È la prima di una serie di invettive, che fanno di lui comunque un personaggio spesso scomodo, ma che ha sempre il pregio di non nascondersi dietro un dito, dicendo apertamente quello che pensa, senza preoccuparsi troppo di piacere o no. Lui è fatto così, e lo sa bene, lo ammette. “Io non sono perfetto, non pretendo di piacere a tutti, perché come ogni essere umano ho pregi e difetti, come tutti posso sbagliare o indovinare, ma sono fatto così, chi mi critica mi vorrebbe perfetto o vorrebbe che dicessi sempre quello che sta bene a loro… ma io sono come tutti gli altri con una parte buona e una cattiva” – dirà in seguito durante lo show.
Ma tornando al tema di Guernica, il quadro fa da spunto al secondo pezzo “Dalla parte del Toro”. Qui Caparezza si improvvisa matador con tanto di drappo rosso per affrontare un gigantesco toro di cartapesta che entra su di un palco, ed un Diego Perrone vestito in uniforme militare ad impersonare il Generale Franco. Poi esce un Van Gogh in carne ed ossa da quadro del suo autoritratto sul palco per annunciare il brano successivo “Mica Van Gogh”. “Sfogati”,”Legalize the Premier” e “Giotto Beat“, canzone dell’ultimo album ispirata un po’ al senso di prospettiva di Giotto e un po’ al significato del termine “prospettiva” – Oggi con questo termine si definisce un po’ la mancanza di stimoli, di speranze e di futuro soprattutto per i giovani. “Non era mica come gli anni ’60, dove almeno le prospettive c’erano ed era tutto più bello. Facciamolo un viaggio negli anni Sessanta!“, dice Caparezza mentre prende una sagoma di cartone che ritrae una Vespa e fa il verso di avviarla. Quando parte sullo schermo dietro si vede lui con la sua Vespa portare a spasso il fido Diego Perrone attraverso le immagini più belle che vengono dal decennio d’oro degli anni ’60. Durante il brano “La Mia Parte Intollerante” ha tempo per improvvisare un quadro astratto su una tela posta su di un cavalletto, tela che verrà poi regalata ad uno spettatore sorteggiato da Caparezza (erano stati dati dei biglietti con dei numeri ai primi arrivati nel corso del pomeriggio).
Dopo è la volta di “Teste di Modì” con la partecipazione straordinaria dei tre protagonisti del famoso scherzo delle finte “teste di Modigliani” che ebbe molta eco sui giornali e telegiornali negli anni ’80. Gag comiche e divertenti si intervallano a momenti di riflessione: si scherza sulla mania dei giochi da cellulare e da consolle che alienano la personalità in “Abiura di Me“, mentre si diventa estremamente seri ed arrabbiati in “Non siete Stato Voi!”, la canzone sicuramente più politica e più furibonda di Caparezza contro il potere e la corruzione nelle istituzioni. Verso la fine del concerto arrivano anche due dei suoi brani più famosi “Vengo Dalla Luna” e “Goodbye Malinconia” dedicati ai “cervelli in fuga dall’Italia”. Il brano è anticipato dalla gag che vede Caparezza vestito da Leonardo da Vinci che afferma di “vivere ai giorni nostri” ed è costretto alla fuga “perché il suo genio in Italia non viene capito” e siccome “non vorrebbe finire a lavorare da precario in un call center” preferisce “mandare via il suo cervello verso un futuro migliore”. Quindi lancia il suo cervello (un gigantesco pallone di gomma fatto a forma di cervello) verso il pubblico con l’ordine di “passarselo tra le mani fino a farlo viaggiare lontano verso un futuro migliore”. È un’esibizione in crescendo che vede anche “Vieni a Ballare in Puglia” e la canzone che sta trainando l’ultimo album “Non Me lo Posso Permettere”, divertente ballata folk, da annoverarsi tra i brani più belli del cantautore pugliese. L’attesissimo bis è affidato ai brani “Fai da tela”, “È Tardi” e “La Fine di Gaia”, scatenata come sempre e degna a concludere uno spettacolo veramente da lasciare senza fiato.