Sul fare degli ottant’anni (che compirà il 10 luglio), il nuovo “We Get By” segna l’incontro con Ben Harper, che le assicura la produzione e fornisce testi, contesti e musiche di undici canzoni segnate da aneliti di pace, libertà, giustizia, da rimpianti e cuori spezzati
Diva dall’incessante fascino crossover, Mavis Staples è tuttora un’icona della battaglia per i diritti civili. Un combattimento da lei intrapreso in forme affatto originali fin da quando, adolescente, la sua severa voce gospel faceva breccia nell’indignazione dell’intellettualità bianca. Il beneducato pubblico dei college stava scoprendo il folk e inni secolari come “Will The Circle Be Unbroken”, era seriamente intenzionato a cambiare il mondo e, come lei, si domandava come fare a spezzare il cerchio dell’ingiustizia e dell’oppressione. Già a metà degli anni cinquanta Mavis era la vedette degli Staple Singers; “basso solista” ufficiale del gruppo, grazie alla sensualità ipnotica del suo contralto riassumeva paradiso, inferno e tutto quanto vi sta in mezzo.
L’intera carriera della più nota degli Staples riflette la fertile dialettica tra intransigenza – riguardo ai principi religiosi, alle aspirazioni sociali e alla stessa qualità del suo canto, dal colore del rum di una sera d’autunno – e duttilità nell’adeguarsi a partner e direttori artistici più giovani e magari anticipare i trend. Sul fare degli ottant’anni (che compirà il 10 luglio), il nuovo “We Get By” segna l’incontro con Ben Harper, che le assicura la produzione e fornisce testi, contesti e musiche di undici canzoni segnate da aneliti di pace, libertà, giustizia, da rimpianti e cuori spezzati.
Fedele all’impostazione di stampo “Black Lives Matter” contro xenofobia, violenza poliziesca e orrori suprematisti, la barra è salda sui principi. Mavis ripiglia in mano la forza sociale e spirituale di un movimento che non ha mai tradito: in “Anytime” si ritiene “destinata alla vittoria”, che sia “pietra, carta o forbice”, e si mantiene assertiva e militante testimone dei suoi tempi in brani come “Brothers and sisters” e “We Get By”, in duetto con Ben Harper. “A che serve la libertà se non abbiamo imparato a essere liberi?”, avverte il corrosivo blues di “Change” mentre “volano le pallottole e piangono le mamme”. E se la soul ballad conclusiva, quasi un testamento spirituale, evoca “un ultimo cambiamento da fare”, i toni si fanno introspettivi, quasi desolati in “Heavy on My Mind”, un’amara meditazione sulla sopravvivenza, “ora che non siamo più altro che il fantasma vivente della nostra giovinezza”.
La foto sulla copertina di “We Get By” è un’immagine scattata nel 1956 a Mobile in Alabama ed intitolata “Outside Looking In” del fotografo Gordon Parks.
L’album “We Get By” di Mavis Staples è disponibile su Amazon (qui) e in streaming su Amazon Music Unlimited (sottoscrivendo un abbonamento qui), iTunes (qui) e Apple Music.