A trentasette anni dalla fondazione e a dodici dalla simbolica inclusione tra i musicisti che hanno segnato la storia della città di Memphis – nel 2012 ha ottenuto l’ambita Brass Note, una Nota di Ottone incastonata sulla Beale Street Walk of Fame – FreeWorld celebra con “More Love” la sua ottava uscita su disco
Il calcio di inizio venne dato nel 1987, quando il bassista Richard Cushing e il sassofonista Dr. Herman Green, uno che aveva suonato con John Coltrane, Miles Davis, B.B. King e Bob Weir, decisero di metter su una band di carattere “trasversale”. Fedeli all’aforisma di Duke Ellington (“Ci sono due tipi di musica: la buona musica e tutto il resto”), i due si sono circondati dei più notevoli suonatori dell’area di Memphis, producendo una serie di opere sfuggenti alle politiche di genere ma che modestamente non appartengono a “tutto il resto”.
“More Love” è la prima incisione effettuata “a babbo morto”: Green se n’è andato nel 2020, non senza lasciare una piccola eredità, un breve recitativo in coda al melodico “Red Moon”. Cushing, rimasto l’unico leader di un collettivo che coinvolge nove membri effettivi e sedici aggiunti, cura la maggior parte delle scritture e delle incombenze vocali, allineando nei testi istanze sociali contemporanee con visioni e vibrazioni del rock “impegnato” di cinquant’anni fa.
Tra i brani-guida, oltre a quello del titolo, che alla voce solista di Jerome Chism, protagonista del Porretta Soul Festival 2024, aggiunge quelle del Tennessee Mass Choir, il sontuoso reggae “Heart On The Table” e il groove ad alta definizione di “Rush Hour”, con obbligo di sintetizzatore e, per non farci mancare nulla, un mixaggio con tanto di Atmos surround sound. E poi l’intenso strumentale “Who Knew?”, combattuto corpo a corpo tra la chitarra di Matt Tutor e il sax di Peter Climie, e “11:11 On Beale”, che recita delizie e misteri delle notti alla “casa del blues, culla del rock ‘n roll”, prima in musica e poi nelle declamazioni del poeta laureato del supergruppo, Benjamin Theolonius “IQ” Sanders.
Jam band per vocazione e “libera” per scelta, la formazione riconosce ascendenze nobili e diversificate: Booker T. & the M.G.’s, Steely Dan, Chicago, Meters, Frank Zappa e Bob Marley, oltre agli stessi Trane e Miles. Ascoltandoli a occhi chiusi se ne individuano altre, ugualmente decisive, da Rufus Thomas ai Traffic a Donny Hathaway. Quanto a filone, o famiglia, se proprio costretti, li inseriremmo in più scaffali: funk, rock, soul, jazz e musica da film. È vero che per ora, dalla loro, hanno soltanto il contributo a colonne sonore di produzioni indipendenti, ma una destinazione naturale della musica dei FreeWorld è quella di complemento ai lungometraggi.
Hollywood, Cinecittà e Netflix sono avvisati.
L’album “More Love” dei FreeWorld è disponibile dal 22 novembre in streaming su Amazon Music Unlimited (sottoscrivendo un abbonamento qui) e Apple Music (qui).